D’accordo, ha ragione Giorgetti: in politica la riconoscenza non esiste. Però la politica non può essere neppure uno scontrino fiscale, un bilancio di entrate ed uscite. Ci dovrebbe essere almeno un briciolo di ideali o anche solo di idee. Ed invece al ministro della Lega e, soprattutto, di Sua Divinità Mario Draghi, interessano solo i conti, interessa solo il bilancino. Saluti e baci a Marine Le Pen, che aveva accolto la Lega dell’irrilevanza e l’aveva accompagnata nella sua crescita, e via verso il Ppe. Insieme a ciò che resta di Forza Italia.
La visione di Giorgetti è quella di una Lega erede della Dc ed in grado di assorbire gli avanzi forzisti, magari dopo essersi liberato delle scorie tipo Brunetta, Gelmini, Carfagna. Una scommessa che potrebbe anche funzionare. In fondo il Doge Zaia è sostanzialmente un neodemocristiano ed ha un consenso plebiscitario in Veneto. Il problema è che non tutte le Regioni sono uguali al Veneto, anche come mentalità delle popolazioni locali. E non tutti sono democristiani nell’animo, come scrive il collega Augusto Grandi in un interessante articolo pubblicato su Electo Magazine. Articolo che potete leggere integralmente cliccando qui
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